La città del futuro - Auroville


Una serie di circostanze mi spingeranno fino ad Auroville, un nome che già conoscevo, ma che al momento non ricordavo. Sono le quattro del mattino, mi trovo in una fatiscente stazione degli autobus a fare slalom tra corpi che dormono al suolo e altri ancora in piedi che scatarrano ovunque, il più fortunato si gode alcuni giornali trovati ad un angolo utilizzandoli a mo’ di coperta. Mi incammino verso la cittadina mentre cerco di scacciare una decina di cani che mi seguono abbaiando. Dormono tutti penso, e nell’attesa provo a riposare accucciato su due travi di legno poste all’esterno della casa. Benvenuto ad Auroville.
Al mattino vengo svegliato da un’istruttrice di yoga con addosso un elegante sari dal tessuto leggero effetto “vedo non vedo”, una visione tra il mistico e il sensuale. Ne avevo davvero bisogno dopo la notte randagia. Mi invita ad entrare, indicandomi un’anziana chinata in un angolo alle prese con le faccende di casa.
≪Lascia a lei tutti gli indumenti sporchi, gli darà una bella lavata, intanto rilassati e mettiti comodo≫. Conclude con un sorriso ipnotico.
Io l’unica cosa che vorrei in questo momento è un bagno, fare una doccia e magari trovare un materasso decente dove riposare. La sensazione di fresco e pulito si trasforma in gioia e benessere, perché in India non bisogna mai dare niente per scontato, a partire dai servizi appunto.

L’istruttrice comincia a raccontare: ≪Auroville è una città sperimentale basata sulla visione di un indiano di nome Sri Aurobindo, ma fondata da Mirra Alfassa, conosciuta anche come “La Madre”. Noi lo definiamo un laboratorio dove ricercare un nuovo modo di vivere insieme, sotto tutti gli aspetti. Qui ogni persona mette a favore la propria vocazione o abilità≫.
≪Quanti abitanti ci sono?≫.
≪Circa tremila e tutti dispongono dei servizi che vanno dalla mensa comune al cinema, dal laboratorio di musica e danza allo yoga, dalla meditazione alla permacoltura. Praticamente più di 40 nazionalità diverse che collaborano a quest’esperimento e ci sono oltre 250 comunità che portano avanti questo progetto≫.
Detta così, sembrerebbe davvero il luogo perfetto, ma una mente occidentale si domanderebbe dove sia il trucco o la trappola, non riuscirebbe a vedere oltre né tantomeno proverebbe a sentire. Anche io ero tutto questo, ma contemporaneamente stavo vivendo uno dei momenti più belli della mia esistenza, un contrasto così forte che trovava sfogo in un sottile sorriso, breve, leggero ma cosciente.


Il simbolo centrale di Auroville è il Matrimandir, una gigantesca sfera d'oro dove regna un nobile silenzio, un luogo di profonda concentrazione per gli abitanti. Qui avvengono gli incontri di meditazione intorno ad una fontana che rappresenta il fiore di loto, simbolo di purezza e di grande bellezza interiore. Ogni petalo di questo fiore è una stanza dove poter meditare con un preciso scopo finale, ad esempio nella stanza “uguaglianza” si mediterà unicamente sul tema che riguarda l’uguaglianza nel mondo, nella stanza “solidarietà” vale lo stesso discorso, e così per tutti i petali, distribuendo le proprie energie per tematiche: sarà così più facile dare e ricevere per tutti. L’interno della struttura ha una luce rilassante. A piedi scalzi percorro una passerella in moquette bianca e raggiungo il primo piano, l’ambiente è mistico e tutto questo mi tiene lontano da ogni pensiero scomodo. Lascio andare via lo scetticismo pur non abbandonandolo del tutto, sento di tenerlo comunque lì al guinzaglio. La sala principale è di forma circolare retta da dodici pilastri di marmo bianco lucente, al centro c’è una sfera di cristallo sorretta da una stella d’oro. Mi invitano a sedere e meditare, ma sono troppo preso dall’architettura.




L’incontro termina non appena un fascio di luce entra dall’oblò superiore, finendo così la sua corsa nella sfera di cristallo, creando un effetto luminoso che sorprende ogni presente. Dal gruppo si stacca un anziano con una lunga barba grigia, si avvicina e con un sorriso mi sussurra ≪ora dovresti raggiungere la città Varanasi, trovarti un ashram e restarci almeno dieci giorni≫.
La cosa curiosa è che mentre ero in attesa del volo che mi portasse in India, avevo prenotato un appuntamento in un ashram (per la tradizione indiana un luogo di romitaggio e meditazione) senza dare troppo peso alla data, consapevole che non mi avrebbe influenzato troppo sugli spostamenti. Ma la coincidenza che mi ha sbalordito è stata proprio la posizione dell’ashram che avevo scelto a caso, appena a dieci chilometri da Varanasi. Un dolore lancinante alla testa, un colpo secco che mi scuote il cranio e poi solo un fruscio di sottofondo.

≪E adesso?≫ mi chiedo.
≪Sono certo si tratti di una coincidenza≫.

Continuerò a ripetermi questa frase per i giorni a seguire, ad ogni occasione, quasi come un’ossessione. Ricordo che c’è stata una notte intera passata in bianco a combattere invano con la curiosità. Ho sempre creduto che proprio la curiosità sarà la causa della mia morte, un pensiero sciocco e del tutto superfluo dato che è impossibile calcolare il futuro, ma nel bene o nel male è stata sempre un’importante guida nella mia vita. Non viviamo forse per sfamare le curiosità?


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